domenica 8 agosto 2010

la regione contadina del Maramures


I miei occhi si alternano fra le bellissime valli che ci circondano e la guida. Giuliano, mani sul volante e occhi sulla strada dissestata, ascolta le mie indicazioni. Tre giorni in auto prima di tornare a viaggiare in treno, era l’unico modo per scoprire questa antica regione.
Il percorso si alternerà lungo alcuni piccoli paesi in direzione di Săpânţa, dove sosteremo per poi proseguire attraverso la valle dell’Iza fino a raggiungere il passo Prislop, varcare i Carpazi e pervenire in Bucovina. Dopo la visita di questa terra ritorneremo a Cluj Napoca....
Entriamo, tra colline ondulate e paesaggi da sogno, nell’idilliaca ed incantevole regione del Maramureş. Nord della Romania al confine con l’Ucraina qui sopravvive l’ultima cultura contadina d’Europa. Una zona poverissima e un tuffo nel passato, ci è sembrato di tornare indietro di oltre un secolo in un luogo dove la storia si è fermata.
Lungo queste valli si susseguono infiniti villaggi con vecchie case di legno ed antichi pozzi a bilanciere, chiese stupende di legno in un paesaggio di covoni di fieno, buoi aggiogati e richiami nei campi. Numerosi artigiani proseguono le proprie attività e vi aspettano pronti a vendere i prodotti della loro fatica.
Passata la città di Baia Mare giungiamo nella valle del Cosău e in quella del Mara. Pochi, pochissimi gli automezzi, sono i carretti ad ingombrare la carreggiata. Un antico mezzo di trasporto che qui è ancora quello più in uso, persone e merci si spostano con ritmo lento. Ai bordi contadini armati dei loro utensili camminano con tranquillità. Şişeşti; Şurdeşti con la piccola chiesa in legno dalla gigantesca guglia; Budeşti con la chiesetta del 1643 arricchita di icone e quattro torrette esterne; Sârbi, Călineşti, Corneşti, Fereşti numerose chiesette in legno; sono i nomi dei luoghi che attraversiamo.
Decine di persone sostano ai lati della strada in cerca di un passaggio. I mezzi pubblici sono pressoché inesistenti e l’unica valida alternativa è l’autostop o il carrostop. Dopo un’iniziale indifferenza entriamo nello spirito locale caricando una donna dall’abbigliamento tradizionale. Calcolare la sua età è impossibile, credo dimostri molti più anni di quelli che possiede. Scambiano qualche parola e giunti a destinazione decliniamo gentilmente il suo pagamento. L’usanza vuole che si contribuisca con qualche lei alle spese di trasporto.
Nel paesello di Giuleşti gli sgangherati cottege in legno hanno nel cortile alberi ai quali sono appesi ad asciugare pentole e tegami. A Berbeşti un grosso crocifisso in stile rinascimentale attira tutta l’attenzione. Ovunque anziane dai variopinti costumi e dalle tipiche gonne a fiori siedono sulle panchine ai margini delle abitazioni e della strada. Animali liberi scorrazzano in ogni direzione e il rischio di investirli è forte.
Il sole sta calando quando accediamo nel borgo di Săpânţa, ci diregiamo al Camping Poieni immerso nel verde ed adiacente ad un ruscello. Il nostro alloggio consiste in uno spartano bungalow che sarebbe più appropriato definire capanna. La cena, a base di trote pescate nel rio qui vicino, è deliziosa. Ci fa compagnia una famiglia olandese che sta visitando in roulotte il paese. Scambiamo le impressioni del viaggio e raccontiamo le esperienze passate.
Prima tappa obbligatorio è l’indimenticabile “Cimitero Allegro” il camposanto con le croci a legno dipinte che adornano le sue lapidi. Una vicina all’altra di un colore blu più o meno intenso con la rappresentazione del defunto impegnato a svolgere il suo lavoro e un simpatico epitaffio che ricorda, spesso in tono scherzoso, le sue principali caratteristiche.
Proseguiamo attraversando la lussureggiante valle dell’Iza. Dopo il villaggio di Vadu Izei compiamo una pausa nel suggestivo monastero ortodosso di Bârsana. Diamo un passaggio ad una ragazza e alla figlia, ci confessa che il marito è all’estero per lavoro come molti da queste parti. Uno dopo l’altro tocchiamo tutti i paesini lungo il percorso: Botiza, Poienile Izei, Ieud dove sorge la più antica chiesa della regione (1364), Dragomireşti.
Il paesaggio sta ormai cambiando, ci avviciniamo alla catena montuosa dei Carpazi che delimita anche il confine fra i dipartimenti del Maramureş e della Moldavia. L’ultima paese che superiamo, Borşa, ci lascia perplessi. Le numerose automobili che incontriamo sono targate Italia, sembra infatti che oltre 3000 abitanti siano emigrati nella nostra nazione.
Superato il passo Prislop entriamo nella Bucovina, la parte nord-occidentale della Moldavia, ricca di monasteri medievali affrescati e colline coperte di boschi. Passiamo la serata in un altro campeggio spartano pronti all’ultima giornata. L’intera mattinata è dedicata alla visita dei cospicui monasteri che arricchiscono la zona. I loro affreschi sono di una sconvolgente bellezza ed un pellegrinaggio dovuto, anche per due non credenti come noi, ci porta a vederne la quasi totalità.
Molti chilometri ci separano ancora dal nostro obbligato arrivo in serata. Dobbiamo nuovamente superare la barriera montuosa questo volta lo faremo transitando per le gole di Bicaz. Una lunga strada tortuosa si inerpica per 5 km attraverso le montagne tra pareti di calcare alte 300 m. Il sentiero corre direttamente sotto le rocce sporgenti, dall’auto lo spettacolo è imponente e maestoso sembra quasi di entrare dentro rocce, la salita è molto lenta. Nella sommità si raggiunge un altro luogo di rara bellezza, Lacul Roşu ovvero il lago rosso. Il lago è straordinariamente colmo di ceppi d’alberi morti che sporgono dalle sue torbide acque. Una bizzarra meraviglia che lasci di stucco. Sul ciglio della strada anziane signore vendono frutti di bosco ed uno strana bevanda dal colore limpido che potremo chiamare succo di pino.
Comincia la discesa, siamo entrati in Transilvania ma questa è già un’altra storia. 

(pubblicato su Il Reporter, quotidiano on line)

1 commento:

  1. Certo se incontravi Dracul eri spacciato Cilè, perchè al Mummia, il barone difficilmente avrebbe cavato sangue...comunque non era succo di pino, ma emuglubinu....

    Vlad

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