martedì 16 agosto 2011

Italia 150. Viaggio in bici nel centro dello stivale

Nel cuore della penisola fra borghi medievali, piccoli paesi e le asprezze dell’Appennino

Come ormai di consueto ci ritroviamo seduti ad un tavolo a confrontarci per il viaggio estivo. Cartine sparse qua e là, qualche guida e tanta confusione. Nessun dubbio sul fatto che anche quest’anno ci troveremo a trascorrere una decina di giorni in sella alle nostre bici. Il difficile resta stabilire il dove.

Le idee e le proposte spaziano praticamente per tutti i luoghi d’Europa, ma nessuna appaga entrambi. Francesco boccia le mie numerose proposte estere e alla fine ripropone di visitare la penisola e fare rotta in Sicilia.

Si apre un’incrinatura nelle mie difese. Questa volta mi ritrovo in parte sensibile alla richiesta. Alcune letture degli ultimi mesi mi hanno convinto che i numerosi piccoli borghi del nostro paese meritano di essere riscoperti, che non vanno abbandonati e che hanno molto da offrire. L’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia offre un buon pretesto per dedicarci alla visita del nostro paese, nonché un titolo da consegnare al viaggio...

Penso al libro di Paolo Rumiz La leggenda dei monti naviganti, a quello di Emilio Rigatti Italia fuorirotta e a Wu Ming 2 con Il sentiero degli dei che hanno suscitato in me quella curiosità per i centri minori e così rilancio la proposta. “Vada per lo stivale però ci facciamo l’Appennino ed escludiamo le grandi città”. Immediatamente mi rendo conto della mia affermazione e mi mordo le labbra mentre un ghigno soddisfatto compare sul volto del mio compare. Porca miseria, ci sarà da faticare, chissà quante maledette salite dovrò affrontare, ma quel che è detto è detto.

Alla fine tra una birra e l’altra decidiamo che orientativamente percorreremo le strade di Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche ma tutte le opzioni restano aperte. Si pensa addirittura di raggiungere Venezia o perché no Trieste. Altra grande novità che non stabiliremo nessun itinerario ma decideremo il percorso giorno per giorno, in base agli umori e ai dolori del momento e a quello che ci suggerirà la strada lasciandoci trasportare da un nome o da un panorama. Un viaggio molto easy, senza tappe fisse e troppi pensieri.

Anche quest’anno mi presento al nastro di partenza con un allenamento scarso, anzi per dirla tutta praticamente inesistente. Un’unica uscita ciclistica degna di nota, mentre tutte le altre che avevamo progettato sono, per un motivo od un altro, saltate. Confermata la bicicletta del precedente viaggio, una mountain bike affidabile e robusta ma purtroppo eccessivamente pesante. So già che mi pentirò dell’eccessivo peso ma resto legato alla mia fida compagna, non mi sento pronto di mollarla per una da corsa.

Non sono un ciclista, è la frase che mi ripeto e che ripeterò sicuramente spesso durante il vagabondaggio, ma un viaggiatore. Un globe trotter che usa i diversi mezzi di trasporto per scoprire lentamente i luoghi che attraversa, e così come molte volte ho preso treni e bus altre monto sulla sella o adopero i piedi.
D’altronde basta osservarmi per rendersene conto. Una bici che molti ciclisti snobberebbero, guardandomi con quell’aria che lascia intendere che tutte le rotelle a posto non devo averle e che non riuscirò mai nell’impresa; uno zaino legato sul portapacchi piuttosto che le utili, graziose e apposite sacche; un abbigliamento da uomo comune più adatto ad una passeggiata che ad una pedalata; qualche chilo di troppo che conferma il mio non essere un professionista.

Domani è il gran giorno, ultime concitate telefonate con Francesco. “Va bene allora deciso, treno fino a Chiusi e poi si inizia a pedalare. Ok ci vediamo alle 8.30 a Tiburtina”. Preparo lo zaino, controllo la bici, prendo i pochi attrezzi del mestiere. Ormai tutto è pronto, non resta che partire.

3 commenti:

  1. Dalla Chiesa di San Francesco di Chiusi fino al controllo stradale di Orte. Saremo capaci, ora che abbiamo immagazzinato così tanto, a maturare un pensiero su chi siamo noi italiani?

    Se pensi di non riuscire ti concedo altri due viaggi. Italia del Nord e Italia del Sud.

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  2. Devo ammettere che una prima idea ce la siamo fatta, anche se forse dovremmo concederci gli altri due viaggi per capirlo in maniera approfondita....anche se una delle tue foto è molto eloquente

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  3. Perchè non rifare l'impresa dei Mille e rifare anche l'Italia. Si potrebbe attrezzare un enorme zatterone a pedali per il tratto marino, sbiciare a Marsala e risalire lo stivale al grido " A Garibà ma chi te lo ha fatto fare..." con arrivo trionfale alla villa d'Hardcore, con tanto di ricchi premi e conigliette... pardon cotillions.

    Il Solito

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