Sono circa le 12 quando arrivo a Mostar, fa un caldo torrido e la città mi sembra deserta. Lascio la stazione e mi incammino alla ricerca di un letto per la notte. Trovo posto in un piccolo ostello a gestione familiare.
Giungo in centro e un via vai di persone mi circonda, i bar sono pieni di uomini e donne che bevono caffè e parlottano. I numerosi edifici che supero sono tutti crivellati di colpi, probabilmente schegge di mortai o proiettili di armi di grosso calibro. A 16 anni di distanzi restano ancora là, sotto gli occhi di tutti, i segni della tragedia che si è consumata in questa magnifica terra...