foto Giuliano Guida |
Primi passi sulle traversine
Emozione, preoccupazione, perplessità. I primi metri sulle traversine. L’impatto iniziale è positivo, i binari attraversano praticamente l’interno della città di Sacile, al cippo chilometrico 2 la prima sosta.
pubblicato il 20 giugno 2015 su "La Città Futura" settimanale on line
Emozione,
preoccupazione, perplessità. I primi metri sulle traversine sono un
cocktail di sensazioni. Ci guardiamo intorno per capire se tutto andrà
liscio, poi, ci lasciamo andare. Per Giuliano è tutta una novità, è la
prima volta che ci cammina sopra ma riesce ad alternare bene il passo
senza calpestare la breccia. L’impatto iniziale è positivo, i binari
attraversano praticamente l’interno della città di Sacile, al cippo
chilometrico 2 la prima sosta.
La fermata di Sacile
San Liberale, che rappresenta la nostra partenza simbolica, sorge di
fronte lo stadio da un lato e dall’altro davanti un grosso polo
scolastico. 1200 ragazzi che tutti i giorni, da tutta la zona
pedemontana e da alcuni comuni limitrofi del Veneto, vengono qui per
studiare. La fermata ci appare ben curata e molto pulita, il prato
tagliato di recente e con una bella fontanella con cui refrigerarsi.
Realizzata nel 1990 ed ultima opera ad essere eseguita sulla linea, è
stata ottenuta grazie ad una battaglia portata avanti da professori e
studenti. L’essenza di questa fermata è tutta qui, dare l’opportunità ai
giovani di potersi recare in maniera indipendente a scuola.
Incontriamo Ezio,
professore di matematica. “Un vasto bacino di utenti utilizzava questo
treno, anche se negli ultimi anni il numero era calato a causa degli
orari programmati da Trenitalia che non permettevano di arrivare in
tempo per la campanella e così spesso era la scuola a dover modificare
l’entrata”. Ci conferma che almeno sessanta studenti continuavano a
prendere il treno e che era strategico soprattutto per chi proveniva dal
comune di Orsago in territorio veneto. “Le Ferrovie la considerano un
ramo secco, una spesa eccessiva, ma ci sono anche i costi sociali da
valutare”. Ezio tiene a farci notare anche che, nonostante non venga più
utilizzata da tre anni, a ridosso della ferrovia sono stati eseguiti
degli ingenti lavori di recinzione con muretti in cemento e palizzate in
ferro e che l’illuminazione continua a restare accesa nonostante la
fermata sia ormai deserta.
Lo squillo della
campanella, una folla di adolescenti varca i cancelli, alcuni gruppetti
vengono a sedersi sulle panchine vicino a noi, molti altri restano sul
marciapiede stradale. Il colpo d’occhio è eccezionale, la vita sembra
essere tornata in questo spazio ormai abbandonato, purtroppo nessun
treno arriverà a raccoglierli. Incuriositi dalla nostra presenza qualche
coraggioso ci domanda chi siamo e cosa facciamo qui. Scopriamo così che
stanno ingannando il tempo in attesa dei bus che li riporteranno a
casa. Da quando il treno non c’è più i tempi di percorrenza sono
aumentati, si trovano costretti a fare un giro più lungo e la mattina
devono uscire molto prima. Alice, giovane studentessa di Montereale ci
viene a cercare per raccontarci che due anni fa gli studenti insieme ad
un gruppo di pendolari si erano mobilitati per riattivare la
circolazione, ma che da un po’ la situazione è stabile, poi corre via
perché la sua corriera sta per partire.
Sacile, cittadina di
20 mila abitanti, ha il suo splendido nucleo storico su due isole sul
fiume Livenza, lungo le cui sponde si affacciano numerosi palazzi
nobiliari del periodo veneziano e graziosi ponti con scorci
indimenticabili. Il sindaco viene ad augurarci buon viaggio, è
l’occasione per scambiare qualche battuta. “Le Ferrovie dovrebbero avere
un senso di responsabilità e fare un bilancio economico complessivo del
trasporto regionale. Questo servizio ha un importanza fondamentale per
studenti e lavoratori ed il comune è favorevole alla sua riapertura”. Il
primo cittadino sottolinea che per la sua comunità è un vanto, un
elemento in più, essere uno dei due capolinea e non solamente una
stazione di passaggio come avviene per la direttrice Mestre-Pordenone.
Ci ricorda anche vi è un contratto di servizio che obbliga Trenitalia ad
effettuare le corse che infatti oggi vengono realizzate con bus
sostitutivi che nessuno usa. “La ferrovia potrebbe avere anche un
utilizzo a fini turistici, una mobilità dolce”. Ci salutiamo con un
ricordo personale:
”Usai il treno per
visitare Gemona dopo il terremoto e poi non posso dimenticare la
disponibilità e gentilezza dei macchinisti che facevano viaggiare spesso
i bambini in cabina”
Il sole è a picco ma
dobbiamo proseguire nel nostro lungo ma appena iniziato viaggio. I
programmi, come è giusto che sia, sono già stravolti. Faremo tappa a
Budoia, ci sono ancora 8 km da percorrere. Numerosi gli incroci con
strade e stradine, le sbarre dei passaggi a livello sono state rimosse e
le auto ormai hanno la precedenza indisturbate. Per qualche chilometro
continuiamo a costeggiare abitazioni, l’erba ai lati del binario è
tagliata e sicuramente qualcuno ancora se ne cura. Nulla fa pensare che
sia una ferrovia senza traffico. Circa al km 8 una grossa fabbrica
appare alla nostra sinistra, uno scambio permette di deviare il
materiale rotabile all’interno, un raccordo industriale ancora connesso
ed apparentemente efficiente. È la sede di Polcenigo della Cimolai,
azienda mondiale che realizza strutture in acciaio di carpenteria
leggera e pesante. Siamo un po’ sorpresi di vedere un simile impianto
industriale, eppure nessun carro merci trasporta i suoi prodotti nel
mondo, tutto è affidato alla gomma. Il segnale di protezione ci fa
comprendere di essere giunti finalmente alla nostra metà quotidiana,
ancora qualche centinaio di metri e la stazione di Budoia-Polcenigo è
pronta ad accoglierci. Il luogo sembra essere rimasto immobile nel
tempo, il fabbricato viaggiatori è in buona condizioni, il giardino è
curato e manutenuto, la fontanella sgorga acqua fresca, l’ufficio
movimento appare ordinato e pronto a regolare la circolazione.
Budoia è un comune
virtuoso di 2600 anime impegnato soprattutto in tematiche ambientali e
sull’agricoltura biologica di cui anche la nota trasmissione di rai tre
Report ha parlato anni fa. Il sindaco ci viene a trovare in stazione per
raccontarci di quel che sta accadendo. Ha avuto diversi incontri con il
direttore della DTP di RFI riguardo le problematiche inerenti la
ferrovia e gli spazi ad essa connessi. ”L’ex stazione è stata ottenuta
in comodato d’uso gratuito ed ora ospita un’associazione del territorio
ed una famiglia in difficoltà che hanno l’obbligo di tenere curato lo
spazio circostante”. Ci informa dell’abbattimento di alcuni caselli e di
essere riuscito, solo per mantenerli intatti, ad ottenere anche su
quelli un comodato. “Ora la Regione ha affidato a FUC (ferrovie Udine
Cividale) uno studio di fattibilità della linea che potrebbe portare ad
un affidamento della stessa dallo Stato alla Regione”. Ritiene che la
ripresa e lo sviluppo del trasporto su ferro possa avvenire se vi sia
una regia unica regionale e una gestione diretta delle amministrazioni
locali, con un impulso del turismo slow come quello ciclabile. Fino agli
anni ottanta vi era un uso del treno da parte di stagionali che in
molti partivano da queste terre per andare a lavorare a Venezia nei
settori della ristorazione ed alberghiero.
Ci salutiamo non prima
di ottenere un frammento di memoria personale. “Una volta fui
letteralmente sequestrato da un capotreno perché avevo il biglietto
sbagliato, mi tenne tutto il viaggio nello spazio fra il macchinista ed i
sedili tenendo con se la mia carta d’identità”.
pubblicato il 20 giugno 2015 su "La Città Futura" settimanale on line
pubblicato il 20 giugno 2015 su "La Città Futura" settimanale on line
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