domenica 1 agosto 2010

Resoconto di viaggio


 SLOVENIA, CROAZIA, UNGHERIA, POLONIA, REP. CECA, REP. SLOVACCA

Un’altra estate è finita e un’altra fantastica vacanza se ne è andata, ora dovrò aspettare un anno prima di poter girovagare per qualche altro luogo. Quello che si è concluso questa estate è il mio settimo, e si avete capito bene, settimo inter rail. Sette anni passati sui treni di tutta europa che mi hanno permesso di conoscere luoghi e culture diverse, persone straordinarie e paesaggi incantevoli. Sette anni in cui ho attraversato in lungo e largo il nostro continente, dedicando ogni anno alla visita di una zona differente. Un bagaglio di esperienze che ti fa mettere in dubbio molte delle certezze sul nostro modo di vivere, che ti fa percepire quante siano le cose che non vanno o che non funzionano. Nel mio ultimo inter rail ho volto lo sguardo a est, a quella luce che una volta veniva da queste terre, ho varcato l’ex cortina di ferro e con qualche rammarico mi sono dedicato alla visita di questi luoghi, oggi purtroppo invasi da un capitalismo selvaggio e da un consumismo sfrenato che lasciano indelebili i segni dei loro mali. Ma nonostante ciò, certo avrei voluto vedere queste terre prima, è stata una vacanza stupenda e ne sono rimasto favorevolmente colpito. Città magnifiche e paesini che ti fanno tornare indietro nel tempo, persone gentili ed ospitali, ottima cucina, birra che sgorga a fiumi, buoni trasporti e belle ragazze.
Dopo il viaggio da Roma a Venezia e una breve escursione della città lagunare inizia la vera e propria vacanza, puntiamo alla volta della capitale slovena. Vallate e montagne e poi boschi, boschi e ancora boschi, questo è quello che vediamo dal treno prima di giungere a Lubiana. Due giorni in questa graziosa e piccola cittadina, elegante e pulita dove è visibile l’influenza austriaca, una breve gita al lago di Bled dove facciamo l’autostop, tra l’altro sembra che sia abbastanza facile muoversi in questa maniera e poi via dalla più ricca e occidentale delle ex repubbliche Jugoslave. Eccoci a Zagabria, subito percepiamo la differenza, città più grande e caotica della precedente, è piacevole passeggiare per le vie del centro soprattutto lungo due vie piene di bar-pub dove puntualmente ci fermiamo per una birra. Siamo solo all’inizio ma già capiamo che il tasso alcolico della vacanza sarà elevato. Due giorni e via, proviamo ad andare ai magnifici laghi di Plitvice ma per risparmiare e non prendere l’autobus da Zagabria rimaniamo bloccati un’intera giornata in uno sperduto paesino di 20 case e 100 abitanti. Vi vivono strani personaggi, i segni della guerra sono ancora molto evidenti, non esistono collegamenti e nessuno parla inglese e per finire la nostra presenza suscita molta curiosità. Nonostante passino numerose auto di turisti diretti ai laghi nessuno ci da’ un passaggio, che fregatura e pensare che siamo solo a 20 Km dalla nostra meta. Comunque un’esperienza che ricorderò sempre con molto piacere. Trascorriamo qualche ora a Ogulin dove ci imbattiamo in una festa che per quel che capiamo è per festeggiare i 10 anni dalla fine della guerra e poi giù a Spalato dove ci concediamo una giornata di mare sull’isola di Brač. Durante il viaggio conosciamo alcuni croati, non ci scorderemo di Franjo nativo di Spalato ma che vive a Belgrado con cui abbiamo chiacchierato un paio d’ore ognuno nella propria lingua e riuscendo stranamente a capirci. Un attimo e abbiamo già voglia di ripartire da Spalato e Brač, invase di italiani e rimpiangiamo il nulla di Vrhovine. Restiamo un po’ delusi dal mare, se ne parla così bene ma non ci sembra niente di eccezionale, mentre l’imponenza della villa di Diocleziano ci colpisce. Ci aspettano sedici ore di treno prima di giungere a Budaspest, purtroppo visiteremo la Bosnia e la Serbia un’altra volta. Ripenso a quando esisteva la Jugoslavia, quando questo territorio era un unico stato con le sue incredibili bellezze naturali e artistiche, quando croati e serbi, sloveni e bosniaci vivevano insieme ed in pace, quando c’era il maresciallo Tito. Varchiamo il confine ungherese e il treno si riempie, sale e scende gente dalle numerose fermate lungo il lago Balaton. Dopo i primi momenti di diffidenza iniziamo una lunga chiacchierata con gli altri viaggiatori, Giugia (susanna, che non ho idea di come si scrive) suo padre di una sessantina di anni e una signora molto vivace ed intraprendente con molta voglia di comunicare. Ci indicano i luoghi più belli di Ungheria, ci insegnano alcune parole base e noi facciamo lo stesso, poi coinvolgono tutto il vagone in una discussione per dirci dove si trova una via e quando arriviamo alla stazione ci accompagnano alla fermata dell’autobus. Tanta cortesia ci fa molto piacere. Passiamo tre giorni eccezionali nella capitale ungherese, passando in continuità da Buda a Pest, stupiti dall’immensità del Danubio, respirando gli odori e i sapori locali, ammirando il suo artigianato, ascoltando musica e bevendo birra, ma soprattutto ne apprezziamo la vita notturna. Breve visita della graziosa Eger, nota per i festival e per il vino che devo ammettere essere veramente buono e poi di nuovo in viaggio. Arriviamo all’alba a Cracovia e subito ce ne innamoriamo. Città bella, ordinata e pulita, ricca di storia e cultura, vivace e allegra, di notte piena di divertimenti. Tre giorni di cultura e sbronze, di ottima cucina polacca gustata a prezzi ridicoli nelle magnifiche bar-latterie (trattorie popolari dell’epoca comunista), di caos ed incontri. Come scordarci di quei pazzi dei tedeschi con cui ci ubriacavamo cantando nella cucina dell’ostello. D’obbligo una visita ad Auschwitz per ricordare gli innumerevoli crimini del nazismo-fascismo. L’aiuto provvidenziale di un signore ci permette di non perdere il treno, sul quale conosciamo Pavel con cui affrontiamo una lunga chiacchierata sulla vita in Italia e in Polonia, su quanto sia cara l’Italia e su come sia diventato impossibile campare. Visitiamo Danzica, che non dimenticheremo per il suo centro invaso da un’immensa Portaportese, stand e banchetti di cianfrusaglie ovunque che vendevano cimeli della seconda guerra e qualsiasi altra cosa e per la follia dei suoi abitanti. Infine è la volta della capitale Varsavia con il suo bel centro completamente ricostruito e le folle di turisti che l’attraversano. Lasciamo un po’ tristi la Polonia, che ci ha così favorevolmente colpito e con la promessa di tornarci giungiamo nella più conosciuta delle capitali orientali. Praga è come la si descrive: affascinante, romantica, rinascimentale, ma purtroppo anche affollata e piovosa. I tre giorni che trascorriamo qui passano lieti e felici, stupendi gli stretti vicoli del centro che ricordano Trastevere, ponte Carlo e l’ottima birra che ormai beviamo come se fosse acqua. Kutna Hora, 30 Km da Praga, curata e affascinante ci offre un piacevole rifugio dalle orde selvagge di turisti restituendoci un’atmosfera più genuina, anche la periferia in classico stile sovietico ha il suo fascino. Ultima tappa, ma non certo meno bella, l’altra metà di quella che fu la Cecoslovacchia. Bratislava ci affascina, giovanile e vivace, piena di vita, lascia una buona impressione nei nostri occhi ma anche al nostro palato. Ed eccoci alla fine purtroppo, quando si sta bene il tempo vola, tre settimane che sembrano esser trascorse in un secondo. Davanti a noi 24 ore di treno, quattro stati, numerosi controlli dei documenti e poi di nuovo a Roma, in attesa del prossimo viaggio.
 
Veniamo ora ai numeri e alle informazioni più pratiche. 22 giorni ci sono costati 500 euro più il biglietto inter rail (275), non abbiamo dovuto pagare supplementi o prenotazioni, abbiamo dormito 11 notti in ostello pagando tra i 9 e 16 euro (Slovenia e Croazia i più cari). Quasi tutte le città si possono girare benissimo a piedi, eccezion fatta per Budapest, occhio ai controlli sulla metro. I luoghi sono tranquilli e sicuri, basta un po’ di accortezza ma come in tutte le città del mondo. Si può tranquillamente mangiare in locali, ma dovete saperli scegliere, noi abbiamo speso per un pasto completo tra i 2 e i 6 euro, impossibile resistere alla birra sia per qualità che per prezzo va dagli 80 centesimi ai 2 euro per mezzo litro. In diversi ostelli è possibile cucinare ma dovete avere con voi l’attrezzatura, noi per esempio abbiamo comprato pentola e scolapasta a Zagabria e l’abbiamo utilizzata per tutta la vacanza. I treni sono di buona qualità, puliti ed efficienti, esclusi quelli ungheresi che sono un po’ sporchi e vecchietti, mentre quelli croati un po’ lenti; numerosi e ben collegati i notturni ed anche sicuri, su quelli cecoslovacchi c’è addirittura la possibilità di chiudere a chiave la porta dello scompartimento.

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