venerdì 6 agosto 2010

CCCP

Me la ricordo questa scritta, quando ero bambino, stampata sulle maglie della nazionale Russa, o meglio sovietica. Fra di noi, ma credo che fosse prassi comune, si diceva che cccp stava per : col cazzo che perdemo. Eppure la sconfitta è arrivata puntuale. Prima quella nella finale europea contro l'Olanda delle meraviglie di Gullit, Van Basten, Ryakard e poi quella ben più grave che ha portato alla fine di un mondo. Il crollo dell'Urss, con tutto quello che ha rappresentato, è stato la fine di un immaginario collettivo, di una speranza per gli sfruttati di tutta la terra, di un modello a cui ispirarsi. Forse questo è ancor peggio della fine della prima esperienza dei paesi socialisti. La possibilità di dar vita a un  mondo migliore, ovvero un mondo socialista arde ancora nel cuore di milioni di essere umani.
Ora qui in Russia, si mischiano una serie di fattori riguardo il passato recente di questo paese: storia di un popolo, uso strumentale di simboli ed uomini, affezione a quella che era la propria vita ma anche grossi rimpianti e una voglia di tornare indietro. Strade intitolate a Lenin e Marx, statue in ogni città, falce e martello ancora stampate sui palazzi, ponti ed altri edifici, banchetti che vendono magliette, bandiere e tutta una serie interminabile di oggettistica sovietica. Non è difficile neanche vedere gente che indossa abiti con la scritta Urss e con tanto di stemma.

L'Unione Sovietica non c'è più, al suo posto una serie di repubbliche indipendenti che hanno prodotto milioni di poveri e poche centinaia di ricchi.  Le contraddizioni fra passato e presente sono evidenti in Russia; un capitalismo sfrenato e un perenne ricordo del glorioso passato comunista. Emblema di tutto ciò, il mausoleo di Lenin, che se fosse ancora vivo sarebbe sicuramente in prima fila per dar vita ad un nuovo soviet dei lavoratori.

2 commenti:

  1. nella seconda metà degli anni 80, oltre Chernobyl, ci fu anche l'avvento del calcetto, una sorta di calcio in miniatura, noioso possesso palla da ricovero alla neuro. Noi, figli dell'asfalto e sampietrini, cresciuti su campi inverosimili, su cui lasciavamo spesso per rincorrere una palla, scarpe, ginocchia e pantaloni, mettemmo su una squadra di amici, la più forte e ambita della via, i CCCP, e Giovanni Lindo Ferretti, poteva essere al massimo un professore di latino in chissà quale liceo. Più che a Blokin o Dasayev, l'acronimo nascondeva un valore che sarebbe piaciuto e condiviso da Vladimir, il fondatore dell'ex potenza sovietica: Col Cazzo Che Perdemo, anche se qualche volta, specie contro Oberdan Biagioni, non fummo all'altezza del nostro nome, ma lui era un marziano, veniva dalla serie A, e forse qualche giocatore sovietico, quelli della vera CCCP, l'avrà pure incontrato....

    KATANGA

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  2. effettivamente veniamo dalla stessa via...o quasi

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